lunedì 2 luglio 2012

Dimezzato il debito pubblico italiano con i "petro-bond"


Sotto la Basilicata c'è il più consistente giacimento petrolifero dell'Europa continentale. Una fortuna per l'Italia in questi tempi di crisi, quando i governi delle nazioni consorelle europee sono alle prese con tagli, tasse e mancanza di risorse per la “crescita”. Negli anni sessanta, Mattei vivente, la consistenza stimata del giacimento lucano (dati Eni/Agip pubblicati) era compreso tra i dieci ed i quindici miliardi di barili. Con le moderne tecniche di prospezione e ricerca, forse, saranno ancora di più ma, prudentemente, anche 10 miliardi vanno benissimo. Così il governo Monti, di elevata caratura tecnica, ha subito varato una emissione straordinaria di Titoli di Stato convertibili in petrolio. Ogni titolo corrisponde ad un barile di greggio: per dieci miliardi di titoli. Con una simile garanzia i titoli sono stati collocati sul mercato in meno di una settimana rastrellando valute pregiate e non per circa 1.200.000.000 dollari (mille miliardi di euro) con interessi da pagare inferiori al punto percentuale annuo. Così, in una settimana il debito pubblico italiano è dimezzato, liberando circa 60 miliardi di euro annui che non saranno più pagati per interessi passivi ma verranno destinati al finanziamento della tanto attesa “crescita” ed ad una consistente riduzione del carico fiscale. Tanti gli interventi di plauso al Capo del Governo ed alla sua squadra di Ministri anche se molti a denti stretti. Gelidi i commenti d'oltre manica.

Tutto quanto innanzi potrebbe essere vero ma, purtroppo, non lo è. Il giacimento, per l'amor di Dio, c'è e, secondo alcuni ben informati, sfiora i 30 miliardi di barili. Anche il Governo dei tecnici c'è davvero ed è effettivamente presieduto dal Sen. Mario Monti (nominato all'uopo senatore a vita, è la prima volta che un Presidente della Repubblica Italiana nomina un senatore a vita con l'unico e dichiarato scopo di conferirgli il mandato di formare una governo!). Le verità finiscono qua.
Il giacimento petrolifero più consistente d'Europa è stato concesso in “coltivazione” alle solite “sette sorelle” che versano (allo Stato Italiano, che riversa alla Basilicata) il 7% (alcuni dicono 10%, ma nessuno in questa materia fornisce evidenze documentali). Siamo alle pezze, taglieranno sulla sanità (promette Monti), hanno già tagliato sulle pensioni, hanno aumentato tasse e gabelle, hanno aumentato il costo dei carburanti e dell'energia in generale, riaumenteranno ancora tutto. Ma il petrolio lucano viene (quasi) regalato agli albionici ed alle loro sorelle.
C'è una logica in tutto questo? Non dubitiamo, perciò abbiamo chiesto a Mario Monti ed a qualche altro ben informato di venircela a rivelare.
Sino ad oggi non è pervenuta alcuna disponibilità, nemmeno un cenno di diniego, men che meno una confutazione dei dati o la smentita delle affermazioni riportate.
Torniamo a chiedere al Sen. Mario Monti ed agli addetti ai lavori di venire in Basilicata a spiegare ai lucani perché le compagnie petrolifere pagano all'estero royalties fino a 6-7 volte maggiori di quelle che pagano per il petrolio lucano. Torniamo a farlo riproponendo un incontro pubblico di cui fisseremo la data secondo il calendario degli impegni del Sen. Monti.
Sono domande, anzi urgenze, che non possono aspettare ancora a lungo.