domenica 17 luglio 2011

Cape Canaveral

“Una festosa rimpatriata”, in questo modo The New York Times ha descritto l’atmosfera a Cape Canaveral, in Florida, la scorsa settimana in occasione del lancio dello shuttle Atlantis, che ha chiuso la serie dei lanci di shuttle nello spazio. Nell’articolo in prima pagina del 9 luglio, John Noble-Wilford ha scritto che da anni non si vedeva una simile folla, composta per lo più da uomini e donne con i capelli grigi, che avevano portato i nipoti a vedere ciò che loro avevano trovato così emozionante cinquant’anni addietro. Il lancio io l’ho visto in televisione, insieme ad altri con i capelli grigi, con o senza nipoti, ricordandoci di un’epoca senza cellulari, Ipad, Facebook o Twitter. Alcuni di noi erano stati direttamente coinvolti nei programmi spaziali, altri solo emotivamente, ma tutti abbiamo pensato di assistere a un evento di enorme significato storico, paragonabile allo sbarco di Colombo nel Nuovo Continente. Comunque tutti, senza distinzioni di colore politico, ci ricordavamo che tutto era iniziato con il richiamo alla nazione del presidente John F. Kennedy, in un discorso tenuto il 25 maggio del 1961 di fronte a un Congresso a camere riunite. Facciamo queste cose non perché sono facili, disse, “ma perché sono difficili.” E questo ci piacque. Era lo spirito dei tempi. Non avevamo idea di come sarebbe stato messo sotto attacco nel decennio che è appena iniziato. L’invito di Kennedy a vincere la gara spaziale intrapresa con i russi ci rimase nel cuore, come l’eco di una innocenza originale che ci aveva spinto attraverso tutte le sfide affrontate. A questo spirito kennediano si è richiamato il candidato Barack Obama quando è stato accusato dall’altra candidata alle presidenziali, Hillary Clinton, di essere troppo idealista. “La speranza è questo, immaginare e poi combattere per quanto immaginato, e poi lavorare per quanto prima non sembrava possibile. Questa è la leadership” disse, citando come esempio l’appello di Kennedy a mandare un uomo sulla Luna. Da allora, Obama ha dovuto correggere la sua posizione. Infatti, in un articolo su USA Today, gli astronauti Neil Armstrong (il primo uomo a sbarcare sulla Luna), Jim Lovell e Gene Cernan, tutti comandanti di missioni lunari, hanno lodato il coraggio di Kennedy, confrontandolo sfavorevolmente con il nuovo “realismo” di Obama presidente. La Nasa ha cancellato il suo programma di ripresa dell’esplorazione dello spazio con astronauti, a partire dalla Luna per poi andare su Marte. Tutte le proposte di budget di Obama hanno eliminato il finanziamento di una nuova missione lunare con personale umano. Il problema è ovviamente la mancanza di soldi, ma Obama ha detto che comunque “ci siamo stati”. E pazienza per Kennedy e la sua idea dell’uomo che ha bisogno di esplorare l’universo fin dove l’intelligenza lo permetta. Su questo argomento io sono del tutto parziale, ma mi sembra che sotto attacco oggi sia la capacità di stupirsi, e questo sarebbe un vero disastro.

di Lorenzo Albacete (www.ilsussidiario.net)